Mano a mano che le ore passano e il numero delle vittime e dei contagi del coronavirus aumenta, l’obbiettivo di raggiungere il picco dell’escalation o di abbassarne la curva, sembra allontanarsi e la voce di chi, dai luoghi istituzionali dagli schermi tv o dalle proprie abitazioni, ha responsabilità pubbliche, si leva sempre più alta e perentoria: restate a casa. Che sembra l’unica arma a nostra disposizione per togliere terreno al terribile virus, di cui forse inizialmente era stata sottovalutata la devastante violenza. E tuttora c’è gente che sembra non rendersene conto, tant’è che in molte città sono stati chiusi in queste ore parchi e giardini dove le aggregazioni sembrano naturali e, quindi, invitabili. In una città come Firenze, ad esempio,il Sindaco Dario Nardella (dal suo stato di quarantena) si è arrabbiato perché nell’week end troppo gente si è riversata nel parco delle Cascine, tant’è che ha deciso la chiusura di quello che è il più grande polmone verde del capoluogo. Eppure, qui in Toscana ove mille sono i contagiati e i posti di terapia intensiva sono stati portati a 447, la risposta della cittadinanza è stata generalmente adeguata.
Eccezionale quella della Comunità cinese di Prato, la più numerosa d’Europa, dove non si è manifestato alcun caso di coronavirus. Ma ancora non basta, deve essere collettiva. Nonostante il drammatico, tragico caso di Bergamo sia fonte di lacerante dolore e smarrimento, i comportamenti irresponsabili proseguono in varie zone del territorio nazionale e le occasioni di contagio e di propagazione del coronavirus permangono, tanto da indurre alcuni presidenti di Regione, come Emiliano in Puglia, dove più di 10 mila corregionali hanno fatto precipitoso rientro nei luoghi d’origine, a bloccare gli arrivi o ‘tamponare’ (ammesso che vengano reperiti in tempi brevi, i tamponi) i cittadini, anche portatori sani. Sta di fatto che le previsioni di uno “scollinamento” a breve appaiano illusorie. E intanto, come organizzare le intere giornate tra le mura domestiche, evitando le feste in casa tra amici? Questo vale per chi un tetto ce l’ha. Purtroppo c’è anche chi, come gli ‘homeless’, non hanno alcun rifugio e rischiano – è accaduto anche questo a Milano – la multa dei vigili per violazione del decreto governativo! I consigli su come comportarsi si sprecano, ognuno ha la sua ricetta personale.
Al di là dei consigli di psicologi di tutto rispetto o di improvvisati, l’intera giornata è attraversata da uno o due un momenti ‘collettivi’ che hanno suscitato anche all’estero l’ammirazione e l’umana partecipazione di molti cittadini, che va ben oltre l’atteggiamento dei rispettivi governi, restii alla solidarietà e propensi alla chiusura. E’ l’appuntamento sui balconi e alle finestre ( alle 12 e alle 18) per far sentire il proprio canto, il proprio desiderio di riaffermare una socialità negata: intonando l’Inno di Mameli o i brani pop più amati e conosciuti ( quelli delle gite in pullman al mare o ai monti) : tipo ‘Azzurro’, ‘Volare’, ‘Il cielo è sempre più blu’, ‘La cura’ di Battiato o quelli di sapore più campanilistico ma universalmente amati, come ‘Mia bella Madonnina’ a Milano, ‘Grazie Roma’ di Venditti, ‘O sole mio’ a Napoli, ‘Canzone viola’ a Firenze, interpretata dall’erede di Narciso Parigi, Lorenzo Andreaggi ( tanto più sentita dal momento che alcuni rappresentati del club viola, tre giocatori il fisioterapista e forse il medico sono stati colpiti dal coronavirus).
Ma oltre ai comuni cittadini, anche la cultura musicale è scesa in campo per dare un segnale di speranza: dai balconi delle case o dai terrazzi, tutti gli orchestrali del Maggio Musicale Fiorentino, una delle più importanti istituzioni musicali del mondo, si esibiscono ogni giorno con i loro strumenti: come Laura Marianelli, primo violino, che affacciata alla finestra suona accompagnata dalla figlia, Borina Nakeva, altro violino, Riccardo Crocella al clarinetto, altri alla tromba e al violoncello, ocome gli orchestrali del conservatorio Cherubini, o i singoli artisti, come il Maestro Santino Scarpa, esperto di antichi canti del Cilento apprezzati sia da Fo che da Gillo Dorfless. A questi si associano, su FB e gli altri social, musicisti cinesi che in segno di vicinanza con il popolo italiano cantano il ‘Nessun dorma’ da Turandot, o i ragazzi di una missione religiosa in Etiopia. Tutto questo passa anche attraverso il web insieme al pullulare di iniziative di teatro, poesia, letture, che coinvolgono sia le grandi istituzioni, come il S.Carlo di Napoli o La Pergola di Firenze, che quelle minori.
L’arte ancora una volta si è mobilitata per sostenere l’impegno di quanti operano negli ospedali ( ricercatori, medici, infermieri, personale di supporto) e quanti patiscono il forzato isolamento casalingo. Sin dal primo giorno di chiusura dei Musei gli Uffizi hanno lanciato su Facebook una campagna dal titolo Uffizi Decameron, che ha immediatamente registrato oltre 230 mila visualizzazioni. Molto seguite le descrizioni delle Sale di Raffaello e Michelangelo del prof.Antonio Paolucci. “La cultura e l’arte possono essere un grande sostegno e sollievo in questo momento di difficoltà che richiede a tutti un grande sacrificio. La calorosissima accoglienza che è stata riservata agli Uffizi ne è la prova” – commenta il direttore Eike Schmidt – “Cogliamo questo come un invito a diffondere con sempre maggior impegno i nostri capolavori, offrendo tour virtuali tra le sale e tante altre videostorie” . Da giorni è stata lanciata un’altra campagna per visitare via social i più importanti Musei del mondo. Tuttociò ha senso però se contribuisce ad avvicinare le persone alla storia dell’arte, che è storia degli uomini e del pensiero civile e religioso, a renderci più consapevoli dell’importanza del patrimonio lasciatoci in eredità, che non è solo museale ma riguarda l’archeologia, il territorio, le foreste i fiumi le coste, il nostro rapporto con la natura, che scelte dissennate hanno devastato provocando quella catastrofe ambientale causa non ultima di ciò che da tempo sta accadendo.
Già si pensa a quando ne usciremo da questo stato da film di fantascienza, un Day after senza sbocco immediato. Non mancano i propositi per uscirne migliori, più temprati e responsabili. Lo esige l’elevato numero dei contagiati, oltre 24 mila e dei morti, più di 2000. Cifre agghiaccianti senza tener conto delle ingenti sofferenze inferte ai soggetti colpiti dal virus. Tra le tante vittime che siamo qui a piangere, v’è anche una personalità come Vittorio Gregotti, ’l’illuminista dell’architettura’ che amava Leon Battista Alberti, “un maestro dell’architettura internazionale, un saggista, critico, docente, editorialista, polemista, uomo delle istituzioni che ha fatto la storia della nostra cultura”, così Stefano Boeri ricorda il Maestro che nel corso della sua intensa attività creativa ha lasciato la propria inconfondibile impronta ad opere come il quartiere della Bicocca di Milano,il Centro Cultural de Belem a Lisbona, il teatro lirico di Aix-en-Provence forse una delle realizzazioni da lui più amate, e varie opere e piani regolatori in città come Parigi, Palermo, Roma, Livorno, Arezzo, Scandicci, e perfino in Cina.
Ci sarà modo per ricordarlo. Ora non ci resta che chiudere questa rapida carrellata sulle reazioni della cittadinanza e della cultura al terribile morbo, con le parole di uno scrittore giapponese, Haruki Mukarami: “ Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.“
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