‘Il mio pensiero è che la vera intelligenza richiede coscienza, e che la coscienza è qualcosa che le nostre macchine digitali non hanno, e non avranno mai’. E’ una frase che ritroviamo nel libro autobiografico di Federico Faggin, dal titolo: ‘Silicio, dall’invenzione del microprocessore alla nuova scienza della consapevolezza‘, edito da Mondadori. E già da queste affermazioni possiamo intuire qual è l’approdo delle ricerche dell’autore, inventore, imprenditore e fisico di fama internazionale. Faggin è infatti considerato lo Steve Jobs italiano grazie alle sue invenzioni, dal microprocessore al touchscreen, un punto di riferimento per scienziati e appassionati di tecnologia, un idolo per molti che gli riconoscono il merito di ‘aver plasmato il presente’. Qualcuno l’ha definito ‘un pilastro dell’era tecnologica moderna’. Del resto, fra i tanti Premi e riconoscimenti ricevuti in tutto il mondo, basti ricordare la ‘National Medal of Technology and Innovation’, conferitagli nel 2010 dal Presidente Obama, in una cerimonia alla Casa Bianca alla quale si recò accompagnato dalla moglie Elvia e dai suoi tre figli, Marzia, Marc, Eric.
Il passaggio al touchpad e al touchscreen, da lui inventato e diffuso attraverso le proprie aziende, ha segnato una rivoluzione tecnologica che ha cambiato le nostre abitudini, tant’è che le nuove generazioni neanche riescono ad immaginarsi come fosse il mondo prima di questa svolta epocale. Ma le conquiste tecnologiche non sono più il suo esclusivo campo d’interesse e ricerca: da una ventina d’anni lo scienziato ha dato vita insieme alla moglie la Federico and Elvia Faggin Foundation, una organizzazione no-profit dedicata allo studio scientifico della coscienza, con cui sponsorizza programmi di ricerca teorica e sperimentale presso varie università americane. Dal ’68 lo scienziato vive con la famiglia in California, ha preso la cittadinanza Usa, ma ha mantenuto un rapporto stretto con il paese natio E non manca occasione per farvi ritorno. La presentazione del suo libro è una di queste.
Molte le tappe e gli incontri per raccontarsi e divulgare le conquiste del suo pensiero, che sembrano riaprire la vexata questio tra materia e spirito, scienza e coscienza, l’ intelligenza artificiale e quella degli esseri viventi, tematiche affrontate attraverso la ricerca dello scienziato e la sensibilità dell’uomo in carne ed essa. Dopo Vinci, paese natale del Genio di Leonardo e Milano, altra meta del suo pellegrinaggio Firenze-Scandicci. E’ qui che abbiamo avuto l’occasione di incontrarlo e scambiare due chiacchiere ai margini di un incontro con studiosi e pubblico, promosso dall’avv.Alfonso De Virgilis, Fondatore del prestigioso Premio Galileo 2000, che al noto fisico-inventore era stato assegnato nel 2013. Ma prima di dar conto della nostra conversazione, è opportuno partire dal suo percorso di vita che lo ha portato a straordinarie invenzioni e a quelle che lui definisce esperienze fuori dall’ordinario. Nato a Vicenza nel 1941, padre insegnante di storia e filosofia, madre casalinga, fin da piccolo, da quando s’incantava ad osservare il volo degli aeroplani il giovanissimo Faggin coltiva la passione per la tecnologia, seguono il diploma di perito industriale, poi nel 1965 la laurea in fisica presso l’Università di Padova ( summa cum laude), quindi le prime esperienze lavorative, tra cui quella all’Olivetti, il matrimonio con l’adorata Elvia, la decisione di trasferirsi nella mitica Silicon Valley ( 1968) dove, tra alti e bassi, conquiste e delusioni, raggiunge il top della ricerca e la guida di importanti società.
Il libro narra le quattro vite vissute: la prima in Italia, la seconda nella Silicon Valley e sul jet,” “ in un paese diverso, culture diverse modi di vita diversi”, è quello il tempo della rivoluzione elettronica, della competizione aziendale per la conquista di un mercato mondiale, delle grandi intuizioni, della ricerca di strade nuove fino al primo microprocessore Intel 8008, nato in una notte di
Gennaio del ’71; la terza riguarda la rottura con la Intel e la costituzione della Zilog, poi della Cygnet Technologies, quindi il passaggio alla Synaptics, che vede il decollo del touchpad e la ricerca di computer cognitivi, consapevoli; la quarta, infine, è quella che lo porta ad abbandonare la competizione tecnologica condotta ai più alti vertici per giungere “ad una nuova visione della realtà, dove il motore dell’evoluzione dell’universo è il bisogno di conoscere sé stesso”. Un libro dunque che racconta non solo la storia del computer, vissuta dall’interno ( per la gioia dei tanti appassionati della materia), ma un percorso di vita ed esperenziale straordinario. “Dai microprocessori, appunto, alla consapevolezza del sé”. Quella che segue è la sintesi della nostra chiacchierata a ruota libera.
Prof.Faggin, se celebre è il motto di Jobs: “ Stay hungry, stay foolish….” ovvero “siate affamati, siate folli, perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo lo cambiano davvero”, qual è la sua massima filosofica preferita?
“Non ho mai pensato ad una mia massima, per me è sempre valida quella degli antichi greci: “conosci te stesso”. Difatti, l’ho riscoperta nello studio della coscienza e della consapevolezza, che per me diventa l’assunzione fondamentale di quel modello che sto creando. E la coscienza è ciò che permette di conoscere se stessi”.
Lei sta conducendo uno studio scientifico sulla ‘consapevolezza’. Cos’è?
“Consapevolezza è la capacità di avere sensazioni e sentimenti che sono cose diverse. Cosa abbiamo noi? Un mondo interiore fatto di sensazioni fisiche, emozioni, pensieri, e sentimenti spirituali di unione con il tutto. La consapevolezza non è proprietà di una macchina, un computer classico non potrà mai essere cosciente, perché è frutto di informazioni astratte, cui siamo noi a dare significato. Ce l’abbiamo tutti la consapevolezza, è solo questione di svegliarsi, rendersene conto”.
Quando ha iniziato questo nuovo percorso?
“Già 30 anni fa studiavo il computer cognitivo, il computer che impara da solo usando le reti neurali. A quel tempo gli addetti ai lavori pensavano che fossi un cretino, perché tutti sanno che le reti neurali sono una stupidaggine….e invece sono state la soluzione, in quanto duplicano in qualche modo quello che pensiamo sia il funzionamento del cervello… in realtà si limitano ad una parte molto superficiale di quello che fa il cervello”.
Fu così che cominciò a porsi nuovi interrogativi….
“Allora come fisico venivo da una cultura meccanicistica e tuttavia cominciai a chiedermi: cos’è la coscienza? E, attraverso esperienze importantissime sono arrivato alla conclusione che la coscienza non può derivare solamente dal cervello. E che non è una proprietà puramente della materia. La materia deve essere già consapevole dall’inizio….”
Vi è un’ esperienza particolare l’ha portata verso quello che definisce ‘un cambio di rotta’?
“Più d’una, ma una in particolare importantissima, fuori dall’ordinario, che nel libro è ampiamente descritta, qui basti dire che è un’esperienza unitiva in cui ho avuto modo attraverso di essa, oltre il pensiero, di essere il mondo che osserva sé stesso, con un punto di vista unico, che è il mio punto di vista, vale a dire io osservo il mondo ma sono anche il mondo. Questa è la contraddizione nella fisica quantistica che nessuno è riuscito a spiegare: il fatto che la particella sia onda e particella allo stesso tempo. Ne deduco che la realtà ha un mondo interiore, che è il mondo dell’onda, ma ha anche un aspetto esteriore che è il mondo della particella che appare dallo spazio-tempo”.
E’ questo il suo punto d’arrivo?
“No, di partenza. Ci vorranno ancora anni di ricerca prima di mettere a punto il modello che propongo, quello di una fisica nuova”.
Il tema ci porterebbe lontano. Per farsene almeno un’idea, vale la pena porre attenzione ad alcune sue riflessioni riportate dal libro. E cioè che, “tutta la realtà è creata da una miriade di entità coscienti che interagiscono tra di loro sulla base di decisioni e azioni individuali basate sul libero arbitrio.” Che dalle sue esperienze ha cominciato a “ prendere sul serio l’idea che la coscienza potesse essere un aspetto fondamentale della natura, presente in qualche modo già negli atomi e nelle molecole di cui tutto è fatto.”
Nella ‘quarta vita’ Faggin sottolinea “ la differenza tra una visione del mondo deterministica basata su leggi impersonali e una basata sull’esistenza di significato e scopo nell’universo“ aggiungendo che “i campi quantistici sono l’aspetto esteriore di qualcosa di più ricco”. Non è casuale la citazione di una frase di Teilhard de Chardin ( Immergiti nella materia….essa ti porterà fino a Dio”). Oltre a ciò colpisce il richiamo che lo stesso scienziato fa ai pericoli che ci si affidi interamente all’Intelligenza Artificiale ed alla Robotica per affrontare i problemi che via via si presentano: “la maggior parte degli scienziati – scrive– crede che siamo solo macchine: sofisticati sistemi di elaborazione delle informazioni basate sul wetware. Ecco perché pensano che sarà possibile realizzare macchine che supereranno gli esseri umani. Credono che la coscienza emerga solo dal cervello. Il mio pensiero è che la vera intelligenza richiede coscienza, e che la coscienza è qualcosa che le nostre macchine digitali non hanno, e non avranno mai”.
E qui sorge una domanda: Prof.Faggin, come vede il futuro, dei cui pericoli indicati anche da Papa Francesco in Laudato sì, per una ecologia integrale, di cui si stanno facendo carico movimenti giovanili come quelli sollevati da Greta, non vi è adeguata consapevolezza?
“Lo vedo bene se l’uomo si risveglia. Il cambiamento indicato da Papa Francesco lo vedo come una necessità di tutti, non importa di quale religione uno sia, è una cosa profonda dell’Uomo, materia e spirito sono due facce della stessa medaglia, non c’è una cosa superiore all’altra, la spiritualità è l’ aspetto semantico e la materia l’aspetto simbolico della stessa realtà. Oggi abbiamo tanti di quei problemi nel mondo, a cominciare da quello climatico, che è una bomba ad orologeria, che se non cambiamo coscienza, non cambiamo consapevolezza, l’umanità non potrà risolvere. Parafrasando Einstein, si può dire che il problema non si può risolvere con la consapevolezza con cui il problema è stato creato”.
Dunque?
“Il mondo è una creazione fra sé coscienti. Bisogna cambiare il modello, ripensare una fisica nuova”.
In una conferenza sulla differenza fra intelligenza umana e artificiale, Faggin sosteneva come “la coscienza è già presente nei campi delle particelle elementari di cui tutto è fatto” e come, in quest’ottica, “la coscienza e i sistemi fisici co-evolvono verso complessità sempre maggiori, essendo due aspetti irriducibili della stessa realtà”.
Che la natura stessa sia dotata di una intelligenza consapevole lo sottolineano sia l’esperto di neurobiologia vegetale Stefano Mancuso, che da tempo ha allacciato un dialogo con Faggin, che padre Luigi Pellegrini, già docente di storia medievale presso l’Università di Chieti, il quale ricorda come anche San Francesco “avesse consapevolezza di essere immerso in un universo cosmico composto da elementi vivi e consapevoli.” Riflessioni profonde, stimolanti, che rimandano al senso della vita, al rapporto tra materia e spirito, a campi oggetto di ulteriori fasi esplorative e di confronto. Già in atto.
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