I nordcoreani temono che gli USA possano decidere una guerra preventiva e non capiscono come gli americani non si domandino: per quanto la Corea del Nord sviluppi la capacità di indirizzare contro gli Stati Uniti continentali armi nucleari, perché dovrebbe lanciare tali armi se ciò comporterà la distruzione della Corea del Nord? Questo quanto sostiene Alexander Vorontsov, capo del dipartimento per gli Studi Coreani e Mongoli e dell’Istituto di studi orientali dell’Accademia delle scienze della Russia e professore associato dell’Università MGIMO (Università Statale di Mosca per le Relazioni Internazionali).
A metà novembre 2017, Vorontsov ha trascorso diversi giorni a Pyongyang. Durante la sua permanenza ha parlato con i funzionari del Ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea riguardo i possibili scenari di guerra tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti.
La leadership nordcoreana, spiega Vorontsov nel suo resoconto ‘Is the US Preparing for Preventive War? Views from North Korea’ pubblicato su ‘38 North‘, ha chiarito di non volere una guerra, ma nell’eventualità in cui scoppiasse, la Corea del nord non si tirerebbe indietro. La leadership nordcoreana sembra essere convinta che il Presidente Donald Trump si stia preparando a una guerra preventiva, ed è per questa ragione che i vertici nordcoreani hanno dichiarato a Vorontsov: «i nostri soldati dormono da tempo senza rimuovere gli stivali».
“Lasciando da parte il personaggio particolare di Donald Trump, gli americani non sono minimamente interessati ad attaccare in modo effettivo la Corea del Nord“, ci spiega Axel Berkofsky, analista ISPI, precisando che è scorretto parlare di opinione pubblica norcoreana in quanto la Nord Corea è una dittatura e per tanto non esiste una vera opinione pubblica. “E’ chiaro che i vertici nordcoreani devono dichiarare questa cosa. E’ vero, Trump è una persona non mentalmente stabile, però, lasciando da parte lui, gli Stati Uniti non stanno preparando una guerra preventiva perché sanno che non avrebbe nessun senso. Quello che la Corea del Nord sostiene è per giustificare quello che loro stanno facendo. Più che Trump che minaccia la Corea del Nord, si tratta della Corea del Nord che sente il bisogno di giustificarsi dicendo ‘noi siamo obbligati ad avere un programma nucleare perché gli Stati Uniti ci stanno minacciando’”.
Il secondo elemento che Vorontsov mette in rilievo aver rilevato durante la sua visita in Nord Corea, è che attualmente, il Paese non ha intenzione di accettare la proposta russa e cinese di congelare i suoi test missilistici e nucleari in cambio dell’accordo americano volto a congelare le esercitazioni militari congiunte con la Corea del Sud. I nordcoreani ribadiscono l’impegno del Paese a raggiungere la parità nucleare con gli Stati Uniti.
E questo pone un interrogativo di fondo: perché non può essere riconosciuta la Nord Corea come potenza nucleare? Perché la dottrina della deterrenza non dovrebbe essere valida per questa Nazione? “Io non sono a favore di armamento nucleare, ma è una domanda legittima dal punto di vista della Corea del Nord“, afferma Axel Berkofsky. “Perché tutti lo possono fare? Perché Israele non ha mai firmato il trattato di non proliferazione nucleari? Perché gli Stati Uniti stanno per uscirne? Il vero problema che gli Stati Uniti con Obama per otto anni non hanno fatto niente. Se avessero investito veramente delle risorse per provare a contenere il danno e per convincere la Corea del Nord a non spingersi così oltre, magari non avremmo questa situazione. Però Barack Obama ha scelto la politica ‘pazienza strategica’, un’altra parola per dire ‘la politica del far niente’. Hanno lasciato il campo alla Cina e alla Russia, che hanno continuato a fornire alla Corea del Nord materiali, tecnologia, energia e hanno permesso alla Corea del nord di fregarsene di qualsiasi tipo di sanzione economica”.
Quali sono ad oggi gli elementi concreti, sostanziali, fattuali, che fanno ritenere la Corea del Nord pericolosa se avesse lo status di potenza nucleare? “Non conosciamo il rapporto che c’è tra militari e leadership”, prosegue Berkofsky. “Chi lo sa!, ci potrebbe essere una ribellione dei militari contro il regime. O un Paese di militari che prima o poi prendono il potere per lanciare un attacco nucleare al Giappone, chi lo sa. C’è una bella differenza tra Paesi democratici stabili che hanno un programma nucleare e Paesi come la Corea del Nord o come il Pakistan, che sono politicamente instabili. La logica di deterrenza militare è applicabile, però il contesto politico, il contesto strategico deve essere tenuto in considerazione. Anche negli Stati Uniti non è una situazione stabile, ma c’è un sistema che non permetterebbe a Trump di sganciare un attacco nucleare completamente da solo, in Corea del Nord non lo so”.
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